In Italia si ammalano di gozzo 6 milioni di persone, più del 10% della popolazione, e l’impatto economico di questa malattia è stimato in oltre 150 milioni di euro l’anno. Sono dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che sottolinea come il gozzo interessi almeno il 20% dei giovani. E questa è solo una delle patologie indotte dalla carenza di iodio, che è un problema importante per la salute pubblica, in particolare per le donne in gravidanza, i neonati, i bambini e i giovani, poiché una carenza prolungata durante lo sviluppo può causare danni cerebrali irreversibili e ritardo mentale.
Per questo, “lo iodio non va in vacanza”, e con questo slogan parte in questi giorni una Campagna estiva di informazione promossa dalla Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) che darà indicazioni per una ‘tavola salutista’, in città o nelle località di vacanza, in grado di fornire all’organismo la corretta quantità di iodio. La campagna, che fa seguito a un tour invernale nelle scuole di 10 città italiane e ha informato oltre 1 milione di bambini (e relativi genitori) di 3.500 scuole, raccomanderà diete e stili di vita per mantenere la giusta quantità di iodio nell’organismo.
Tra gli alimenti raccomandati: mirtilli rossi, yogurt (una tazza fornisce il 60% del fabbisogno giornaliero), fagioli, alghe (vero concentrato di iodio). Utili anche aglio e cipolle, funghi, semi di sesamo e girasole. Attenzione, invece, a soia, spinaci, cavoli, ravanelli, mandorle, pinoli, nocciole, arachidi: bloccano l’assunzione di iodio e limitano la capacità della tiroide di regolare il metabolismo. Sì, invece, a pesce, crostacei e molluschi, che rimangono la base della prevenzione tutto l’anno. Mohamad Maghnie, Presidente SIEDP, ricorda che il sale marino non contiene iodio; quello nero, quello rosa dell’Himalaya e quello delle Hawaii neanche. Serve quindi assumere sale iodato, cioè sale cui viene aggiunto lo iodio. Ma la carenza di iodio può essere dovuta all’adozione di diete ‘di esclusione’. Questo è il caso dei vegani, che escludono i cibi di derivazione animale, o degli allergici, perché le allergie più diffuse (90%) sono verso pesce, crostacei, uova e latte, proprio alimenti in cui si trova lo iodio.